Conferenza Internazionale “Digitalization and financial awareness”


Il 3 e il 4 ottobre si è tenuta a Roma la conferenza internazionale “Digitalization and financial awareness”, organizzata da Banca d’Italia e dal Museo del Risparmio in occasione del decimo anniversario dell’International Federation of Finance Museums.

La conferenza ha coinvolto relatori di rinomati musei italiani e internazionali per discutere del ruolo della digitalizzazione nei processi di apprendimento e di coinvolgimento del pubblico, oltre che sull’impatto della digitalizzazione sull’educazione finanziaria e l’inclusione.

 

3 ottobre

Sessione 1 – “Musei e Tecnologie: cosa cambia con la finanza”

Il primo panel della mattinata si è concentrato sul tema dell’applicazione della tecnologia nei Musei d’arte e della scienza con gli interventi di Maria Xanthoudaki (National Museum of Science and Technology Laonardo da Vinci), James Bradburne (Pinacoteca di Brera) e Aisling Murray (Science Gallery Dublin), che hanno fornito una panoramica sull’uso del digitale all’interno dei loro musei.

Partendo dal presupposto che l’apprendimento al museo non si basa su quello che il museo vuole insegnare al visitatore ma piuttosto su ciò che il visitatore incontra, elabora e assimila durante la visita attraverso ricerca, sperimentazione, immaginazione, coinvolgimento emotivo e narrativa, Xanthoudaki ha evidenziato come la tecnologia sia importante per creare le giuste condizioni di coinvolgimento emotivo del visitatore (in qualsiasi museo). Il digitale deve, infatti, diventare un modo per creare una conversazione col materiale del museo, potenziare l’esperienza estetica, creare oggetti che facciano riflettere. Non deve però essere il fine del museo e neanche solo uno strumento, ma un ambiente in cui gli individuali creano esperienza e comprensione.

  • Learning in the digital era: frontiers, challenges and transformations in the museum field
    Maria Xanthoudaki, Director of Education and the Centre for Research in Informal Education (CREI) at the National Museum of Science and Technology CONSULTA LE SLIDE DELL’INTERVENTO

Secondo Bradburne più che di “visitatore” si dovrebbe parlare di “user” ovvero utilizzatore del museo, e quindi di tutti i materiali – compresi quelli digitali – e le esperienze che questo mette a disposizione. L’esperienza di visita digitale diventa quindi complementare a quella fisica e offre l’opportunità di approfondire alcuni aspetti che non si vedono con l’esperienza fisica, offrendo al fruitore un’esperienza totale. È pertanto essenziale venire incontro alle esigenze dell’utilizzatore, che vanno studiate in modo approfondito.

Aisling Murray ha infine sottolineato come i musei siano luoghi dove è possibile scatenare la curiosità, la riflessione e soprattutto il dialogo su specifici argomenti, primo passo verso l’approfondimento. Così come indicato nell’ultima definizione di Museo data dall’ICOM, infatti “Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze”. L’apporto della tecnologia, con la sua spettacolarità e capacità di provocare engagement, è quindi importante e necessaria, così come l’interdisciplinarietà, che prevede una strategia di ricerca che attraversa diversi confini disciplinari (musica, Stem, Fotografia, etc,) per creare un approccio olistico. 

 

Sessione 2 – “Recenti sviluppi nei Musei della Finanza”

Riccardo Finozzi, Communication Expert di Banca d’Italia, ha presentato il progetto di Museo della Moneta della Banca di Italia, dove la trasformazione di un museo tradizionale in una potente esperienza educativa ha portato al confronto tra l’approccio immersivo e quello interattivo. Partendo dalla best practice dei musei di scienza, dove le nuove tecnologie (ad esempio la “Virtual Reality”) sono state utilizzate per creare un ambiente digitale in cui gli utenti potessero interagire, Finozzi ha raccontato come il nuovo museo ha deciso di puntare anch’esso sulla tecnologia ma senza dimenticare che per dare al visitatore un’esperienza veramente immersiva, e non solo interattiva, è necessario far leva sull’empatia. La tecnologia è quindi necessaria ma da sola non rende «immersiva» un’esperienza. Per fare questo sono infatti necessarie sensazioni ed emozioni (anche quelle provocate dalla presenza di oggetti reali – come le monete) che più che insegnare al visitatore, lo devono ispirare. CONSULTA LE SLIDE DELL’INTERVENTO

Il lavoro di Paula Zuccotti, Industrial designer, ethnographer, trends forecaster, creative strategist and visual artist, ha mostrato come anche un arido estratto conto può trasformarsi in un’opera d’arte e come questa può far riflettere le persone sul proprio stile di vita e sulle capacità di gestire il proprio denaro. La mostra “every thing we touch” mira a incoraggiare le persone a pensare in modo diverso a dove vanno a finire i loro soldi e ad avere un migliore rapporto con le loro finanze mostrando una rappresentazione visiva della spesa mensile dei consumatori. VEDI LE FOTO DELLA CAMPAGNA PROMOZIONALE “Everything we touch”

Nella parte finale della sessione, sette musei della finanza, appartenenti a banche centrali e a soggetti privati, si sono succeduti sul palco per raccontare come hanno sviluppato le loro attività in questi anni di lockdown: in molti casi l’evoluzione tecnologica è stata predominante, mentre in altri è prevalso l’aspetto analogico. In tutti si è colta però l’occasione per sperimentare o per portare a termine ristrutturazioni.

 

Gli interventi:

Maria Babosik, Project Advisor Budapest Finance Museum CONSULTA LE SLIDE DELL’INTERVENTO

Manos Kordakis, Deputy Director of Centre for Culture, Research and Documentation Bank of Greece CONSULTA LE SLIDE DELL’INTERVENTO

Doris Langner, Representative head of Financial Literacy Division – Oesterreichische Nationalbank CONSULTA LE SLIDE DELL’INTERVENTO

Ann Lavens, Director of BELVue Museum – Koning Boudewijnstichting CONSULTA LE SLIDE DELL’INTERVENTO

Philip List, Director of Erste Financial Life Park CONSULTA LE SLIDE DELL’INTERVENTO

Kirsty Parsons, Exhibitions Officer of Bank of England Museum CONSULTA LE SLIDE DELL’INTERVENTO

 

 

4 ottobre

Sessione 1 – “L’impatto della digitalizzazione sull’educazione finanziaria e sull’inclusione”

Il discorso di apertura del Direttore Generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, ha evidenziato come la digitalizzazione in finanza possa creare sia opportunità che rischi: le innovazioni la rendono infatti più efficiente, ma anche più lontana dall’essere correttamente compresa dai non esperti. “La progressiva dematerializzazione della moneta e degli strumenti finanziari, la spersonalizzazione delle procedure di erogazione prestiti, il fatto che le reti bancarie fisiche stanno diventando sempre più rare, accrescono l’invisibilità della finanza”, ha spiegato, aggiungendo che quest’ultima affermazione è correlata al perché alcune persone siano attratte dai cripto-asset, che sono ancora più ‘invisibili’ degli strumenti tradizionali, oltre che molto più rischiosi.

Per questo l’educazione finanziaria è diventata una delle missioni delle principali banche centrali e gli economisti si devono confrontare con la necessità di farsi coinvolgere nel dibattito pubblico. L’educazione finanziaria non vuole condizionare le preferenze delle persone ma insegnare loro come fare il miglior uso delle informazioni disponibili quando si sceglie tra alternative che possono non essere semplici da capire. La presenza di distorsioni cognitive rende tutto complicato perché è necessario un lavoro di debias (decondizionamento).

Per essere efficace l’educazione finanziaria deve usare le forme di connessione con la storia e con le altre materie. La chiarezza dei materiali è fondamentale, non si può dare per scontato il background di partenza dei singoli utenti.  

Cosa può fare la digitalizzazione? Da un lato, con il digitale la capacità di divulgazione aumenta, dall’altro la rete contiene anche informazioni che possono essere di difficile comprensione o fraintese. Spesso si usano le informazioni che rinforzano quello che pensiamo già di sapere. Rompere questo circolo vizioso non è semplice. “Per effetto della digitalizzazione, la sfida educativa sta diventando contemporaneamente più facile e più complessa. Forse abbiamo bisogno di coltivare metodi di insegnamento che, oltre all’alfabetizzazione tecnica di base, mirano ad aumentare il pensiero critico che aiuta a scegliere teorie sensate e fonti affidabili, in finanza come altrove”. CONSULTA IL TESTO INTEGRALE DELL’INTERVENTO

A conclusione della sessione, il video-intervento di Andreas Schleicher, Director for Education and Skills, OECD, ha messo a fuoco il ritardo in materia di educazione finanziaria degli adolescenti italiani, sottolineando che sebbene i genitori rimangano il punto di riferimento fondamentale, la scuola può fare molto per i ragazzi più vulnerabili che non hanno modelli a cui ispirarsi in famiglia: dalle ricerche, infatti, emerge che sono proprio quelli più svantaggiati a possedere minori conoscenze e competenze in tema di gestione del denaro. Per questo l’educazione finanziaria nella scuola è fondamentale: non basta, infatti, che la ricchezza di un Paese aumenti affinché aumenti anche il suo livello di alfabetizzazione finanziaria, mentre è ormai dimostrato che produce effetti positivi parlare di finanza a casa e a scuola, senza considerare l’argomento di importanza secondaria – anche perché ormai, le decisioni finanziarie fanno parte del quotidiano di chiunque.

 

Tavola Rotonda
I potenziali benefici della digitalizzazione sull’educazione finanziaria e sull’inclusione

Nella tavola rotonda sono intervenuti Leonardo Becchetti, Professor of Economics, Tor Vergata University of Rome, Agar Brugiavini, Professor of Economics, Ca’ Foscari University of Venice e Annamaria Lusardi, University Professor of Economics and Accountancy, The George Washington University and Director, Italian Financial Education Committe.

Leonardo Becchetti ha affrontato i temi dell’impatto e degli ostacoli all’educazione finanziaria, anche in tempi di digitalizzazione. Innanzitutto, sono stati presentati i risultati di due esperimenti. Il primo è stato condotto su un campione di studenti Italiani all’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado per misurare gli effetti dell’educazione finanziaria: ne è emerso che, a seguito della partecipazione a un corso modulare costruito ad hoc, il livello di alfabetizzazione finanziaria (misurato tramite questionario a risposta multipla) è significativamente aumentato, in particolare per chi avesse un voto di diploma più elevato e intendesse studiare economia all’università. Il secondo è stato condotto (attraverso sondaggi online) su un campione di giocatori di slot machine, video poker e gratta e vinci per indagare la relazione tra gioco d’azzardo e alfabetizzazione finanziaria: ne è emersa una minore probabilità di risposta corretta alle domande di educazione finanziaria, e una tendenza a sovrastimare le probabilità di vincita.

Sono stati poi illustrati i principali ostacoli all’educazione finanziaria, ossia la cattiva reputazione della finanza e la mancanza di interesse. Una soluzione potrebbe essere superare il modello tradizionale di insegnamento stimolando la curiosità, dando all’apprendimento un senso e uno scopo. L’esperienza della “finanza generativa” rappresenterebbe una risposta: infatti, illustrando gli impatti positivi che può determinare in ambito sociale e ambientale, aumenterebbe l’interesse verso l’educazione finanziaria e migliorerebbe la reputazione della finanza.

Infine, è stato riconosciuto il grande potenziale della digitalizzazione, ma ne sono stati evidenziati anche i rischi, come quello della proliferazione delle fake-news economiche e del superamento delle relazioni “faccia a faccia” con gli esperti, fondamentali per una buona educazione finanziaria.

Agar Brugiavini ha poi affrontato i temi della dimestichezza con la finanza e dell’inclusione finanziarie, anche con riguardo al mondo digitale. In merito alla dimestichezza nei confronti della finanza, è stato suggerito un modo per aumentare quella dei ragazzi, che potrebbe consistere in un modello positivo offerto dal contesto in cui vivono: per esempio, sarebbe molto utile se i genitori parlassero in famiglia di soldi, risparmio, pianificazione, debito, investimenti.

Relativamente all’inclusione, è stato messo in luce come un ostacolo sia, tra l’altro, la vulnerabilità: per esempio, le donne anziane, con scarsa istruzione e pochi soldi costituiscono una categoria fragile, che non ha i mezzi per accedere al mondo della finanza e, pertanto, è costretta ad accettare di mettersi in mano ad altri per quanto concerne la gestione del proprio denaro.

Anna Maria Lusardi infine, ha insistito sull’importanza (paragonabile, oggi, a quella delle abilità di lettura e scrittura) dell’educazione finanziaria e ha messo in luce la sua efficacia e la sua efficienza.

Innanzitutto, è stato ricordato come i mercati e i prodotti finanziari siano rischiosi, e quindi serva un’adeguata conoscenza per accedervi: ecco rimarcato, dunque, quanto l’alfabetizzazione finanziaria risulti importante, e perché sia fondamentale introdurre l’educazione finanziaria nei programmi scolastici. Tanto più se si considera che la conoscenza permette non solo di usare gli strumenti a disposizione, ma anche di usarli correttamente, il che favorisce l’inclusione finanziaria.

A riprova dell’importanza dell’educazione finanziaria è stata citata una meta-analisi effettuata sugli esperimenti più rigorosi condotti sul tema, che ne dimostrano i benefici e la convenienza: è emerso, infatti, che l’educazione finanziaria è idonea a produrre effetti positivi (di portata ampia e carattere non solo transitorio) sia sulle conoscenze, sia sui comportamenti, e che le iniziative realizzate risultano vantaggiose anche in termini di costi.

Al contrario, la mancanza di educazione finanziaria genera dei costi, oltretutto elevati: un livello di alfabetizzazione finanziaria scarso o nullo rappresenta una sorta di “tassa sui poveri”: per esempio, chi non sa di poter rinegoziare il mutuo non lo fa, e paga più interessi quando avrebbe invece l’opportunità di pagarne meno, oppure gioca molto d’azzardo perché non comprende il concetto di probabilità.

In conclusione, è stata ribadita la necessità di fare educazione finanziaria già a scuola; scuola che, però, deve essere innovata, per diventare un laboratorio in cui si impara a pensare criticamente. CONSULTA LE SLIDE DELL’INTERVENTO

 

Sessione 2 – “Recenti indagini sull’alfabetizzazione finanziaria e la digitalizzazione”

Nel suo intervento su “The Use and Effectsof Digital Games in Education”, Panu KalmiProfessor of Economics and Vice Dean at the School of Accounting and Finance, University of Vaasa, ha spiegato che il ricorso all’elemento ludico nelle attività di educazione finanziaria è positivo, perché i giochi permettono di assumere differenti ruoli e punti di vista, di sviluppare abilità di interazione sociale e abituare al lavoro in gruppo, di adottare una visione di lungo periodo e di concentrarsi su argomenti che, magari, in altre circostanze non sarebbero stati considerati di interesse.

L’impiego di elementi ludici è, oltretutto, favorito dalle analogie tra i giochi e l’educazione finanziaria: entrambi, infatti, richiedono di ragionare per obiettivi, di ottimizzare l’uso di risorse scarse in presenza di vincoli, di valutare i costi-opportunità. Grazie a questi punti di contatto, è possibile un apprendimento rilevante anche al di fuori di situazioni educative formali, cioè attraverso il gioco nel corso di contesti di insegnamento non strutturati.

Importantissimo, però, è scegliere i giochi giusti per le occasioni giuste, metterli in relazione con le tematiche affrontate nei programmi didattici e discutere ex post delle esperienze fatte. CONSULTA LE SLIDE DELL’INTERVENTO

 

Kristof De WitteProfessor in Education Economics at the Faculty of Economics and Business at KU, Leuven, ha affrontato il tema dell’uso di strumenti digitali nell’educazione finanziaria per fronteggiare le sempre più diverse necessità educative, cambiare i comportamenti e stimolare il coinvolgimento dei genitori.

Sono stati presentati tre differenti esperimenti, i cui risultati hanno messo in luce effetti positivi relativamente a tutti e tre gli ambiti di indagine. Infatti, l’impiego di strumenti digitali permette:

– con riguardo a classi a composizione eterogenea, di accresce mediamente le competenze finanziarie;

– con riguardo ai comportamenti finanziari, di migliorarli (anche aumentando la consapevolezza dell’errore di privilegiare una visione di breve termine);

– con riguardo al coinvolgimento dei genitori nella didattica dei figli, di migliorare la loro (e la propria) alfabetizzazione finanziaria, con effetti di apprendimento anche persistenti. CONSULTA LE SLIDE DELL’INTERVENTO

 

Il paper di Emilio BarucciProfessor of Financial Mathematics at the Polytechnic University of Milan, ha indagato l’efficacia delle lezioni di educazione finanziaria online per ragazzi universitari.

In un esperimento condotto al Politecnico di Milano, ad alcuni studenti è stato chiesto di seguire un corso di educazione finanziaria da remoto, mentre ad altri di seguirne uno erogato dal vivo: la formazione (in tema di interesse e orizzonte temporale, rating e prezzo delle obbligazioni, prestiti e piani di ammortamento) è stata preceduta e seguita da un test, entrambi identici per tutti i partecipanti.

Dal confronto tra le prove preliminari e quelle conclusive non sono emerse differenze significative: in confronto agli studenti del corso in presenza, gli studenti del corso online non sono risultati peggiori in maniera statisticamente rilevante, ed entrambi gli interventi formativi si sono dimostrati efficaci (soprattutto con riguardo al genere femminile, a chi era in partenza meno interessato agli argomenti trattati e a chi aveva una preparazione universitaria superiore), in quanto tutti i partecipanti hanno migliorato le loro conoscenze finanziarie in modo sostanziale.

Si può sostenere, pertanto, che l’insegnamento da remoto sia una valida alternativa a quello dal vivo. CONSULTA LE SLIDE DELL’INTERVENTO

 

Infine il paper di Daniela Marconi, Financial Education Directorate, Head of Young People, Analysis and Survey Division, Bank of Italy, Marco Marinucci, Financial Education Directorate, Economist in Young People, Analysis and Survey Division, Bank of Italy e Giovanna PaladinoDirector and Curator of the Museum of Saving,  ha dimostrato che mentre le competenze digitali aiutano a  rafforzare l’attitudine al risparmio, per esempio attraverso il sempre più diffuso utilizzo di app per accumulare quotidianamente anche piccole somme, non sembrano avere alcun impatto sulla scelta di investire il denaro risparmiato. Per passare da risparmiatori a investitori quello che conta è l’educazione finanziaria. Investire, infatti, richiede un livello elevato di consapevolezza del denaro, che è strettamente legato alla fiducia in sé stessi e a ciò che si sa del funzionamento dell’economia e del sistema finanziario. Nel loro studio si evidenziano anche differenze significative di genere nell’attitudine all’investimento che non si riscontrano a livello di propensione al risparmio.. CONSULTA LE SLIDE DELL’INTERVENTO

 

In occasione della conferenza è stata piantata una foresta per compensare, almeno in parte, le emissioni di CO2 generate dall’evento. La foresta FIN-LIT contiene 100 alberi, di caffè, cacao e papaya, che sono stati piantati in Colombia, Cameroon, Madagascar e Kenya, e assorbiranno 10.25 t* of CO₂

Visita la foresta: https://bit.ly/FINLITforest

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