Cos’è la violenza economica e come si manifesta?


violenza economica

 

Violenza economica: il volto meno noto della violenza di genere

La violenza di genere è profondamente radicata nella nostra società, tanto da poter essere considerata strutturale in molti contesti: tra le sue forme più subdole e meno note troviamo senza dubbio la violenza economica.

Secondo un report recentemente pubblicato da WeWorld e realizzato con Ipsos, una donna su due, quindi il 49% delle intervistate, afferma di aver subito violenza economica almeno una volta nella vita, percentuale che arriva al 67% tra le divorziate o separate.

Nonostante questi risultati allarmanti, il fenomeno viene considerata “molto grave” solo dal 59% degli italiani

Un dato indicativo, che ci mostra quanto sia ancora necessario fare informazione sulle tematiche relative alla questione di genere. 

 

Come si manifesta la violenza economica

La dottrina e la giurisprudenza faticano a elaborare il concetto di violenza economica che viene fatta rientrare nella più ampia nozione di violenza domestica.

Il riconoscimento della violenza economica quale forma autonoma di sopraffazione è parte della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica del 2011.

Nonostante ciò, la violenza economica risulta ancora difficile da individuare, perché culturalmente radicata e accettata in numerose realtà, talvolta dalle stesse donne che accettano controlli sulla gestione del denaro, spesso perché non percettrici indipendenti di reddito.

Si manifesta quando, in famiglia o in coppia, a una donna viene negata la possibilità di lavorare, di gestire il proprio denaro in autonomia, di avere accesso a un conto corrente personale e, in generale, di essere indipendente a livello finanziario: il risultato è il controllo della donna da parte di un partner maltrattante.

Quando si ricevono soldi contati, non si ha il diritto a esprimere opinioni sugli acquisti della famiglia ed è necessario giustificare ogni spesa, ci si trova in una condizione di violenza economica (e psicologica) che ancora troppo spesso viene vissuta come una situazione “normale”.

Spesso la violenza economica, come tutte le forme di violenza di genere, inizia con gesti apparentemente trascurabili che, in breve tempo, creano un legame di dipendenza sempre più stretto.

Appare quindi evidente come, prima di tutto, sia necessario lavorare sulla consapevolezza femminile: non è infatti possibile opporsi a un tipo di sopraffazione che non si riesce a identificare come tale.

 

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Tre tipi di violenza economica

Numerosi studi individuano tre modi in cui la violenza economica si manifesta.

  • Il controllo economico. L’autore della violenza limita o impedisce l’uso delle risorse finanziarie della vittima e il suo potere decisionale, per esempio negandole l’accesso a un conto corrente, obbligandola a chiedere autorizzazione per le spese, monitorando costantemente i suoi acquisiti.

– Lo sfruttamento economico. Chi compie violenza sfrutta le risorse economiche della vittima a suo vantaggio rubandole denaro e beni, o costringendola a lavorare più del dovuto.

– Il sabotaggio economico. L’autore della violenza impedisce alla vittima di cercare, ottenere o mantenere un lavoro o un percorso di studi.

Può farlo sperperando i beni della vittima necessari a lavorare o a studiare, rifiutando di prendersi cura dei figli per impedire alla vittima di portare avanti i suoi obiettivi, adottando comportamenti abusanti in vista di importanti appuntamenti di lavoro o di studio della vittima.

 

L’importanza del lavoro e dell’indipendenza femminile

Nel nostro Paese il 44% delle donne in età lavorativa è inattivo, ovvero non ha e non cerca un lavoro.

Un dato su cui riflettere poiché avere un’occupazione è fondamentale per essere autonome ed evitare di cadere in situazioni di violenza domestica.

Non a caso, dall’ultimo rapporto della rete dei centri anti-violenza D.i.Re emerge che, tra le donne che denunciano abusi, una su tre è a reddito zero: la dipendenza economica può diventare un ostacolo insormontabile, che impedisce o rende molto più difficile allontanarsi da una storia tossica.

Le denunce per violenza economica risultano contenute (33% secondo i dati D.i.Re), sia perché solo il 27% delle donne abusate denuncia la violenza, di qualsiasi genere, sia perché manca una presa di coscienza concreta sulla gravità del problema.

 

Una questione di consapevolezza e (anche) di autostima

È chiaro che, per uscire dalla violenza economica o evitare di caderci, le donne devono comprendere che essere obbligate a chiedere soldi anche per spese minime, non avere a disposizione denaro da poter utilizzare in autonomia e, in sostanza, essere totalmente prive di potere finanziario, non è affatto una “situazione normale”.

Le parole d’ordine sono quindi consapevolezza e autostima: per rendersi conto che la violenza economica non è accettabile e trovare la forza di uscire da un ruolo di sudditanza. Anche quando si lavora in casa si ha DIRITTO alla cogestione dei soldi della famiglia.

L’educazione finanziaria, cioè imparare le competenze di base necessarie a gestire i propri soldi, e comprendere l’importanza dell’indipendenza economica rappresentano quindi un primo passo fondamentale verso l’emancipazione economica, personale e sociale.

Per questo il Museo del Risparmio organizza da molti anni attività dedicate alle donne, con l’obiettivo di promuovere lindipendenza femminile.

La violenza di genere, in ogni sua forma, trova un terreno molto meno fertile se aumenta il numero di donne consapevoli e indipendenti economicamente.

 

 

29 novembre 2023

 

 

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