Come insegnare il valore dei soldi ai bambini?


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I soldi non sono “una cosa da adulti”

C’è chi riceve dei soldi in cambio di lavoretti extra, chi ha una paghetta settimanale fissa, chi invece chiede soldi solo in caso di necessità. Esistono tanti modi per insegnare il valore dei soldi a bambini e ragazzi e a volte capire quale sia il più educativo e a che età iniziare a farlo, può sembrare davvero una sfida.

Si pensa che i soldi siano una “cosa da adulti” e che sia sempre troppo presto per affidarne una somma in mano a bambini, eppure il denaro si diffonde tra le nuove generazioni a una velocità vertiginosa. Tra pubblicità che promuovono giocattoli e oggetti di consumo, a personaggi come influencer che sponsorizzano qualsiasi tipo di prodotto, è essenziale guidare attivamente bambini e ragazzi per costruire un rapporto sano con i soldi.

Spiegare sin da subito che i soldi non sono né buoni né cattivi, ma solo un mezzo per raggiungere alcuni obiettivi è una fase necessaria perché i bambini crescano in maniera consapevole e perché imparino a gestire il denaro con serenità.

 

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Come muovere i primi passi nell’educazione finanziaria per bambini

All’inizio l’educazione finanziaria per i bambini passa attraverso il gioco e il divertimento, come ci insegnano anche le mascotte del Museo del Risparmio nel terzo episodio del podcast CasaMica.

Grazie a giochi di ruolo o a negozi fai-da-te i bambini possono imparare l’importanza di valutare il costo delle cose. Si può introdurre il tema dei soldi, per esempio, attraverso le fiabe come quella della formica e della cicala oppure, ancora meglio, utilizzando le storie dei viaggi di Arco e Iris. La serie di favole scaricabili qui che il Museo del Risparmio ha curato per introdurre i bambini al valore dei soldi in maniera semplice e divertente.

Iniziare poi a costruire un salvadanaio di carta, ritagliare e stampare i soldi per capire come sono fatti e iniziare a maneggiarli, giocare a dare un valore ai propri desideri, sono solo alcuni stimoli e attività divertenti grazie ai quali muovere i primi passi verso l’educazione finanziaria per i bambini.

Per sapere da dove iniziare, sul sito del Museo del Risparmio sono disponibili numerosi materiali, tra guide informative ricche di attività come Paghetta e COnsigli, insieme ai kit di gioco che genitori e insegnanti possono proporre ai bambini per cominciare a discutere dei soldi.

Quando i bambini iniziano ad avere la percezione delle grandezze e sono in grado di fare i primi calcoli frequentando le scuole elementari, è possibile poi iniziare a introdurre la paghetta.

 

Paghetta sì o paghetta no?

La paghetta è un mezzo utile sia per i ragazzi che possono sperimentare la libertà di prendere decisioni, sia per i genitori, i quali invece di soddisfare ogni richiesta, affidano una somma settimanale o mensile da gestire in maniera autonoma.

Dare la paghetta è un atto di fiducia nei confronti dei figli e aiuta a renderli più responsabili. Anche se all’inizio i soldi potrebbero essere spesi tutti subito, non c’è da temere perché è un atteggiamento normale. Secondo i dati di esperti in economia e psicologia, riportati nella guida Paghetta & COnsigli, rimanere al verde insegna ai ragazzi a riflettere bene in futuro prima di comprare, per esempio, un paio di scarpe costose in maniera impulsiva.

Oltre a distinguere i beni primari da quelli superflui, la paghetta introduce poi una nuova necessità: quella di pianificare, cioè, pensare una strategia utile ad accumulare il budget necessario per i propri desideri, oltre a mostrare quanto sia vantaggioso risparmiare e disporre del proprio denaro.

La paghetta, insomma, crea un dialogo continuo sul valore dei soldi: condividere esperienze su come vengono utilizzati aiuta a limitare anche i conflitti familiari e incuriosisce ad approfondire le tematiche finanziarie.

 

Istruzioni sulla paghetta per i genitori

Ma da dove iniziare questo dialogo? Ecco alcune indicazioni:

  • La cifra dipende ovviamente dalla disponibilità della famiglia e dall’età dei figli. Un bambino di 10 anni ha meno necessità rispetto un ragazzo di 17 anni, trascorrendo anche meno tempo fuori casa;
  • La paghetta si guadagna: magari è possibile associarla a diverse attività come, per esempio, fare la raccolta differenziata o eseguire alcune mansioni in casa;
  • La cifra non va anticipata perché è necessario che i ragazzi imparino a gestirla, capendo come evitare di rimanere senza fondi;
  • Non aumentare o diminuire la paghetta in base ai lavori extra non svolti o all’andamento scolastico. La paghetta non è un mezzo per elogiare o punire, ma per educare al valore dei soldi e al risparmio;
  • Non integrare la paghetta con altri “regali”, altrimenti accumulare potrebbe risultare toppo semplice e immediato.

 

Oltre la paghetta, come si parla di soldi

La paghetta non è l’unico mezzo perché per parlare di soldi con bambini e ragazzi serve partire anche dalle piccole azioni quotidiane: guardare insieme una bolletta, per esempio, può essere utile per spiegare quanto è importante spegnere le luci e risparmiare. Anche andare al mercato dell’usato aiuta a raccontare ai bambini come gli oggetti e i giocattoli che non vengono più usati, possono, in un’ottica di lungo termine, essere riciclati e avere più vite.

Nella discussione continua sul valore dei soldi è molto importante anche il modo in cui vengono passati alcuni concetti. Associare al risparmio solo espressioni legate allo sforzo e al sacrificio è sbagliato perché il risparmio è un atto di libertà che ci consente di realizzare i nostri progetti.

Spiegare, inoltre, ai ragazzi che i soldi possono essere utilizzati per fare del bene nella società, suggerendo di aiutare chi ha di meno contribuisce a sviluppare un senso di appartenenza alla propria  comunità e a nutrire l’empatia, oltre che aiutare i propri figli a diventare dei cittadini consapevoli e attivi.

 

19 luglio 2023

 

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