Le nostre scelte sono guidate da istinto e conoscenza
Quando si sceglie una serie tv oppure lo sport da praticare, quando si fa la spesa, così come quando si investe o si risparmia, la razionalità non è la sola a guidare le nostre decisioni. Anche le emozioni e l’istinto hanno un ruolo fondamentale nelle scelte che si fanno ogni giorno. Sentimenti come paura, avidità, orgoglio, incidono concretamente anche su quelle decisioni che dovrebbero avere un fondamento razionale come per esempio gli investimenti.
Tutti, anche coloro che hanno buone conoscenze finanziarie, possono commettere errori perché spinti dalle emozioni del momento e influenzati da esperienze passate, dal contesto, dalle proprie convinzioni. Non è facile, infatti, individuare e contrastare i preconcetti che spingono a fare scelte non ottimali.
Proprio su questi principi si basa l’economia comportamentale, che analizza il modo in cui si prendono decisioni e come le scelte di ognuno incidono sull’andamento dei mercati finanziari.
Questa branca degli studi economici ha cominciato ad attirare l’attenzione intorno agli anni ‘70 grazie agli studi del premio Nobel Daniel Kahneman e di Amos Tversky, due psicologi che hanno esaminato il processo decisionale in relazione al denaro e ai mercati finanziari. Le loro ricerche hanno dimostrato che nelle scelte economiche il fattore irrazionale ha il suo peso, contrapponendosi alle teorie economiche tradizionali che prevedono invece l’utilizzo della sola razionalità nelle decisioni e nella gestione finanziaria.
Come spiega anche Luciano Canova, economista, divulgatore e docente, nel settimo episodio del podcast Mica solo parole, l’economia comportamentale riconosce che le persone possono essere guidate da emozioni, pregiudizi, abitudini e altri fattori che influenzano le decisioni, rendendo ogni scelta guidata sia dalla razionalità sia dall’irrazionalità.
Un economista di grande fama come Robert Shiller – che ha rilasciato una bellissima intervista esclusiva visibile anche nel Virtual Tour del Museo del Risparmio, all’interno della sala “Capire” – ha vinto il premio Nobel per l’economia proprio con la teoria (ripresa dall’economista John Maynard Keynes) degli “animal spirits”, ovvero di quei comportamenti degli operatori sui mercati finanziari che possono determinare ondate di ottimismo e pessimismo non giustificato dai fondamentali e dalla razionalità.
Studiare l’errore: cosa sono i bias cognitivi
L’economia comportamentale indaga le modalità con cui vengono prese le decisioni.
Quando si investe si raccolgono tante informazioni per poter fare la scelta migliore, ma molte volte si ha poco tempo e troppe informazioni complicate da elaborare. Ecco allora che si ricorre a scorciatoie mentali per prendere decisioni in poco tempo, spesso però in modo non corretto.
Per esempio, parlando di risparmi e finanza, un errore comune è quello di ragionare per stereotipi o per imitazione: vedere che l’investimento di un amico va a buon fine non vuol dire che sia una decisione condivisibile e da imitare. I contesti e gli obiettivi personali possono essere diversi da quelli dell’amico.
Nell’economia comportamentale, le scorciatoie sono associabili ai cosiddetti “bias cognitivi”, ovvero, errori sistematici di pensiero che possono portare a giudizi distorti e decisioni irrazionali.
Esistono diversi tipi di bias cognitivi, ma tra i più conosciuti ci sono:
- L’avversione alla perdita fa sì che le persone siano più sensibili alla possibilità di perdere piuttosto che di guadagnare, portandole così ad abbracciare il rischio molto raramente. È dovuta dalla percezione asimmetrica che fa sentire come più forte il dolore della perdita, rispetto al piacere del guadagno;
- La familiarità induce a prendere decisioni sulla base di schemi già esplorati e sperimentati prima. Questo errore cognitivo porta l’individuo a investire su titoli che già conosce, spesso del proprio Paese, escludendo altri tipi di titoli o strumenti, con una forte penalizzazione in termini di diversificazione.
L’effetto gregge, altrimenti detto “herding”, ovvero la tendenza a seguire il comportamento degli altri. Succede, per esempio, quando gli investitori seguono il comportamento degli altri partecipanti al mercato perché pur non coerente con le informazioni, andare contro il mercato è molto rischioso e può essere oggetto di penalità da parte dell’azienda. Una cosa è perdere quando tutti perdono, una cosa è perdere da solo. Barbara Alemanni, docente universitaria e autrice del libro Finanza comportamentale. Scoprire gli errori che ci fanno perdere tempo, approfondisce questi e altri bias cognitivi nella puntata “1 libro in 30 minuti”, un ciclo di live talk disponibile sul canale YouTube del Museo del Risparmio. È possibile recuperare qui tutto l’episodio.
Come non cadere nelle trappole mentali
L’economia comportamentale porta a riconoscere le “scorciatoie mentali” e a capire come superarle orientandosi in maniera più consapevole nelle scelte, economiche e non solo, ponendosi le giuste domande e valutando pro e contro.
Conoscere i propri bias può aiutare a mettere in pratica strategie per evitare le trappole. Per esempio, molte volte la sera si mette la sveglia con l’idea di andare a correre e al mattino si cambia idea per mancanza di voglia. Sapendo di cadere in questa tentazione, si può affrontare la pigrizia in diversi modi posizionando la sveglia lontano dal letto. E questo è un accorgimento di economia comportamentale.
Oppure, nella raccolta differenziata, tutte le immagini che indicano dove buttare l’immondizia sono accorgimenti di economia comportamentale perché spingono a compiere la scelta giusta in maniera semplice e magari usando anche il gioco, come il canestro sopra il bidone.
Spesso anche il settore pubblico interviene per aiutare le persone ad avere comportamenti più coerenti con obiettivi comuni e per farlo, usando i principi dell’economia comportamentale, implementa tecniche di nudging, ovvero fornisce una spinta dolce a prendere la decisione giusta. Un esempio è quello dell’adesione alla donazione degli organi, in caso di morte, che con il rinnovo della carta d’identità è automatico a meno di non esprimere un parere sfavorevole. Richard Thaler ha vinto un premio Nobel dell’economia nel 2017 anche per aver codificato la teoria del nudging, che è considerata una strumento utile per contrastare comportamenti non pienamente razionali.
L’economia comportamentale offre anche molte possibilità dal punto di vista professionale. Una figura come quella del designer comportamentale è molto richiesta nelle aziende che si occupano delle piattaforme digitali, per esempio. Queste figure, infatti, hanno il compito di pensare al contesto in cui l’utente prende decisioni e di strutturare l’esperienza di chi visita un sito web o vede una serie tv, in maniera più semplice possibile.
Il behavioral analyst, invece, estende l’analisi del comportamento a tutti gli ambiti economici che prevedono relazioni umane. Il suo intervento è a monte rispetto a quello di chi progetta i percorsi di scelta e si applica in diversi campi come quello organizzativo, decisionale, educativo, clinico. E questo rende bene l’idea di come l’economia comportamentale sia una parte integrante della vita di tutti i giorni, anche quando si pensa che non lo sia.
28 luglio 2023
tag: economia comportamentale