LA STORIA DEI SALVADANAI: DAI PIÙ CLASSICI AI PIÙ ECLETTICI
Prima lezione di risparmio: il salvadanaio
Tutti abbiamo avuto almeno una volta, quando eravamo bambini, un salvadanaio maialino dove conservare gelosamente i risparmi. È così che i nostri genitori ci hanno insegnato la corretta gestione del denaro, spingendoci a mettere da parte la paghetta fino al momento (tanto sognato) di rompere in pezzi il salvadanaio per scoprire quanto eravamo riusciti a racimolare. Una tradizione che si è tramandata di generazione in generazione fino ai giorni nostri. Ancora oggi, infatti, il salvadanaio continua a essere ancora lo strumento più utilizzato per conservare i risparmi personali, nonostante l’ampia offerta di strumenti tecnologici.
La storia dei salvadanai
La storia dei salvadanai si intreccia inevitabilmente con quella delle monete e dell’attitudine dell’uomo al risparmio. A rivelarlo è la stessa etimologia di salvadanaio, parola composta da “salvare” e “danaio” – una variante arcaica di “danaro” o “denaro” -, a indicare un oggetto utilizzato per raccogliere e conservare i risparmi. Una buona abitudine piuttosto antica, considerando che il primo salvadanaio della storia risale al II secolo a.C. ed è stato rinvenuto nei pressi di un’abitazione di Priene, in Asia Minore, dove la moneta aveva già cominciato a diventare uno strumento importante dell’economia greca. Caratterizzato dalla forma di un tempio, questo salvadanaio era costruito esattamente come un modello dei giorni nostri, con tanto di foro per inserirvi le monete. Una caratteristica che questo oggetto ha conservato fino ai giorni nostri a dimostrazione della necessità di avere uno spazio dove poter soltanto far entrare le monete, così da garantirsi che queste non venissero prelevate in modo semplice.
Eppure, secondo un’altra teoria la storia dei salvadanai potrebbe risalire all’Impero Majapahit, che regnò in Indonesia dal 1293 al 1527. È in quest’epoca che nel sud-est asiatico cominciarono a circolare le monete di rame cinesi, che gli uomini amavano raccogliere e conservare in salvadanai in terracotta a forma di cinghiale, da sempre simbolo di prosperità.
Perché i salvadanai sono a forma di maialino?
Quando noi occidentali pensiamo a un salvadanaio, la prima immagine che visualizziamo è inevitabilmente quella di un maialino. Ma perché? Come raccontiamo nel primo episodio del podcast “Casamica”, secondo l’ipotesi più accreditata la forma deriverebbe da un materiale simile alla terracotta, il pygg, con cui venivano prodotti piatti e ceramiche nell’Inghilterra del XV secolo. Quando questo cominciò a essere utilizzato anche per la produzione dei salvadanai, diventò consuetudine riferirsi a questi oggetti con il nome di “pygg bank”. Da qui ci è voluto molto poco prima che l’assonanza con la parola “pig” portasse gli artigiani a produrre salvadanai nella caratteristica forma del maiale.
Secondo un’altra teoria, invece, la forma del salvadanaio sarebbe da ricollegare alla tradizione contadina che fino a qualche decennio fa vedeva nel maiale non solo una riserva di carne e grasso da avere a disposizione per combattere il freddo e la fatica, ma anche una risorsa economica da poter usare come merce di scambio in caso di necessità. Un tesoretto da custodire, quindi. Proprio per questo, tra il XVIII e il XIX secolo si è diffusa la tendenza di realizzare salvadanai maiale da rompere in caso di emergenza economica, un po’ come accadeva decenni prima con il maiale vero e proprio.
Ma per quanto la forma del maialino sia la più iconica, la storia ce ne ha restituiti di ogni tipologia e dimensione. Per addentrarvi alla scoperta dei salvadanai più strani di sempre, vi invitiamo a visitare l’incredibile collezione del Museo del Risparmio. Circa 1700 pezzi provenienti da tutto il mondo, esposti nella sala “Risparmiare”: dagli animali ai mezzi di trasporto, dai libri ai mezzi busti, dai registratori di cassa ai libri, qui scoprirete che il salvadanaio maialino è solo uno dei tanti oggetti che hanno insegnato agli uomini l’arte del risparmio.
24 maggio 2023
tag: salvadanaio maialino